Il progetto del Villaggio della Speranza nasce nel 2002 dal cuore e dalla mente di Suor Rosaria Gargiulo e don Vincenzo Boselli, con l’obiettivo di alleviare in qualche modo le sofferenze di tanti bambini che nascevano, e nascono ancora purtroppo, HIV positivi è già orfani di uno o entrambi i genitori.
Il progetto nasce in modo molto semplice: un pozzo scavato in un lotto di terreno vicino a Dodoma, su un altopiano a 1.100 metri slm, e una stalla riconvertita a casa/ostello per ospitare i primi bambini arrivati e i volontari italiani che si occuperanno, negli anni, della costruzione di tutti gli edifici, strutture e servizi del progetto.
Il progetto socio-sanitario cresce negli anni per venire incontro alle richieste sempre maggiori che, da ogni parte del paese, arrivano al Villaggio per prendersi cura di questi piccoli orfani sieropositivi.
Prima vengono costruite le casette per le famiglie: sono 12 quelle originarie, proprio nel centro del Villaggio.
Poi negli anni vengono realizzati tutti i servizi utili per i bambini del Villaggio e anche per le altre persone HIV positive che vengono a curarsi qui dai villaggio limitrofi:
- Un ambulatorio: per gli adulti o bambini che vivono nei dintorni e vengono al Villaggio per le cure legate all’HIV.
- La maternità: qui le donne HIV positive possono partorire in un ambiente protetto e sicuro. Inoltre viene spiegato loro come poter fare per cercare di rendere il proprio bambino sieronegativo: viene insegnato a non allattare al seno e tutti gli accorgimenti e trattamenti utili. Se gestiti nel modo corretto, la maggior parte dei bambini nati da donne sieropositive può diventare sieronegativo entro il 2° anno di vita.
- La lavanderia, la mensa, l’officina: al Villaggio si gestiscono internamente tutti i servizi essenziali alla vita dei bambini in modo tale da contenere i costi il più possibile.
- Autosostenibilità: anche per il cibo al Villaggio si cerca di produrre internamente gli alimenti alla base della dieta dei bambini. C’è l’orto con melanzane e pomodori, c’è la stalla che dà il latte e la carne, da qualche tempo si fa internamente persino il pane. Quello che non viene utilizzato per i bambini viene venduto all’esterno nella bakery.
Il Villaggio della Speranza non ha solamente cambiato in meglio le vite di tanti piccoli orfani ma ha anche dato una concreta possibilità di lavoro alla comunità circostante. Il Villaggio ha infatti 55 dipendenti che lavorano nel progetto dell’orfanotrofio, meccanici, infermiere, cuoche etc, e più di 70 persone che lavorano nel plesso della scuola: insegnanti, personale di servizio etc.